PAROLE: maneggiare con cura

Negli ultimi giorni ho pensato molto all’importanza delle parole. Ho notato le parole che usano i miei interlocutori per esprimere stati d’animo o per raccontare episodi, ho ascoltato con maggiore attenzione le parole che le persone a me vicine usano per rivolgersi ai loro di interlocutori e, non per ultimo, mi sono soffermata sulle parole che io per prima utilizzo nelle conversazioni con gli altri e con me stessa: le parole che uso nei miei pensieri.

Il saluto, il “grazie”, lo “scusa”, il “perfavore” a volte sono “sottintesi”, ma a me piace dirli e sentirmeli dire. Mi rendo conto di quanto mi cambi la giornata con semplici parole amorevoli e se posso cambiarla a qualcuno in meglio con così poco, perché non farlo? Purtroppo mi accorgo che la società odierna cresce individui sempre più avari di piccoli gesti, ma c’è chi non demorde fortunatamente (neanche quando non riceve risposta… “temerari luminosi dei piccoli gesti”, quelli ☀️).

Le parole danno forma ai pensieri e attraverso esse esprimiamo idee, desideri, stati d’animo e sentimenti: per questo motivo, un loro corretto uso è fondamentale per il dialogo e la comprensione, sia verso noi stessi che verso gli altri.

Le parole che abbiamo in mente e che utilizziamo influenzano la nostra percezione, il nostro modo di pensare, di conseguenza il nostro modo di agire e quindi la realtà in cui viviamo.
Cosa dite? Sono sufficientemente importanti le parole?

Correggendo il nostro linguaggio possiamo correggere il nostro modo di pensare, di sentire e di conseguenza di agire.
Correggendo il nostro linguaggio possiamo modificare la realtà in cui viviamo.

Paolo Borzachiello, nel suo libro “Basta dirlo” scrive “le parole che usi dicono da dove vieni, le parole che scegli dicono dove vuoi andare”. Questo significa: stai come dici e così come dici, stai. Credo che questa frase si sposi bene con il concetto che voglio trasmettere: abbiamo sempre il potere di scegliere le prossime parole che diremo e con esse possiamo influenzare il nostro umore, i nostri interlocutori e la nostra realtà.

Tutti conosciamo la formula magica citata nel film Disney “Abracadabra.
Pare derivi dall’aramaico Avrah KaDabra’, “io creerò come parlo”. Abracadabra è stata utilizzata come “formula magica” per aprire porte “chiuse”… ora capisci cosa intendo? Ovviamente non sto dicendo di andare in giro per il mondo a fare incantesimi e Bididibodidibù, è un esempio puramente metaforico per dire che una parola “giusta” può aprire a una relazione accogliente o un confronto, come un’altra può invece chiudere una conversazione o un rapporto: questo accade nel dialogo con gli altri, ma anche con noi stessi.

Le parole erano originariamente incantesimi, e la parola ha conservato ancora oggi molto del suo antico potere magico. Con le parole un uomo può rendere felice un altro o spingerlo alla disperazione, con le parole l’insegnante trasmette il suo sapere agli studenti, con le parole l’oratore trascina l’uditorio con sé e ne determina i giudizi e le decisioni. Le parole suscitano affetti e sono il mezzo generale con cui gli uomini si influenzano reciprocamente

Sigmund Freud

Pensiamo al bullismo, al mobbing, al body shaming… sono “solo parole”? Vi consiglio di guardare questo breve video in cui un’insegnate spiega ai suoi alunni gli effetti del bullismo servendosi di due mele: risulta molto chiaro il potente effetto delle parole.

Un’insegnante spiega il bullismo con due mele

La base è la stessa per le preghiere o i mantra: le parole, i loro significati e i loro suoni agiscono a livello vibrazionale sul nostro corpo, sulle nostre emozioni, sui nostri pensieri e sull’intero individuo.

Purtroppo abbiamo la tendenza ad utilizzare parole “negative” molto più di quanto ci rendiamo conto e quindi anche i nostri pensieri diventano “spiacevoli”. Quante volte durante il giorno siamo attratti da pensieri che risultano essere preoccupazioni, rimuginii, ansie…? A questo c’è una spiegazione:
lo scopo del nostro sistema nervoso è quello di preservarci, di sopravvivere: la difesa è la funzione più antica che è stata implementata durante l’evoluzione della specie (stiamo parlando di circa 600 milioni di anni fa). Pertanto l’essere umano è “programmato” per dare la precedenza all’intercettazione dei pericoli, rispetto al godersi una gratificazione: siamo tutti più portati a notare e reagire alle cose “spiacevoli”, anche lievi, più che a quelle “piacevoli”. È proprio per questo che dobbiamo fare sempre così tanto lavoro con i nostri pensieri per cercare di vivere serenamente… “siamo fatti così”!

Ancora una volta la consapevolezza gioca un ruolo fondamentale: essere consapevoli delle parole che scegliamo ci porta a istaurare relazioni con gli altri e con noi stessi migliori.
È importante tenere conto del fatto che ogni parola crea una reazione in noi stessi e nei nostri interlocutori: se dico “elefante”, istantaneamente e quasi magicamente penserete a un elefante. Anche le parole astratte hanno un effetto simile: pensa a parole come “tristezza” o “gioia”, ad esempio.

Alcuni consigli utili per la scelta delle parole:

  • Esprimere concetti IN FORMA POSITIVA: il cervello non riconosce una negazione. O meglio, deve prima pensare una cosa per poi negarla (se dico “non pensare a un elefante rosa” tu che fai?). Ecco perché è un consiglio piuttosto inutile dire a qualcuno preoccupato “non pensarci” o “non preoccuparti”… la prima cosa che farà sarà pensarci o preoccuparsi maggiormente (la sua attenzione verrà carpita dalle parole in senso affermativo)
  • Fare attenzione all’uso del “MA” e del “PERÒ”: hanno il potere di annullare e disconfermare la frase precedente. Meglio prediligere le congiunzioni come “E” per esprimersi.
  • Evitare le parole “MAI” e “SEMPRE”: sono parole che inchiodano senza lasciare spazio di cambiamento, che identificano la persona con il suo errore, che tolgono speranza a chi le riceve, ma anche a chi le pronuncia. Sono parole utopiche in una realtà dove tutto è transitorio

CURIOSITÀ:

Avete mai sentito parlare della “memoria dell’acqua”?

È una teoria che nasce da un esperimento del ricercatore giapponese Masaru Emoto, che io trovo molto stimolante seppur in parte criticato dalla comunità scientifica.

In pratica, ha dimostrato come l’acqua registri informazioni e come queste informazioni influenzino le forme dei suoi cristalli analizzati alla temperatura di -4°C. Emoto ha fotografato i cristalli dell’acqua esposta a parole scritte, a musica, preghiere, parole pronunciate, ecc.
Si è visto che i cristalli dell’acqua mutano di struttura quando le si inviano messaggi diversi: l’acqua sottoposta alle vibrazioni di parole e pensieri positivi/piacevoli/amorevoli forma dei cristalli bellissimi simili a quelli della neve, l’acqua sottoposta alle vibrazioni di parole e pensieri negativi/spiacevoli reagisce creando strutture amorfe e prive di armonia.

Dimostrò che le parole “grazie” e “ti amo” produco una qualità vibrazionale armonica rappresentata dalla forma del cristallo, al contrario delle parole “ti odio” o “ti uccido”. Pare che l’acqua sia infatti in grado di registrare la vibrazione di una energia estremamente sottile.

Ora, sapendo che il nostro organismo è fatto per circa il 70% di acqua la domanda è: secondo te, quanto sono importanti le parole che diciamo e i pensieri che facciamo quotidianamente?

PER CONCLUDERE…

L’impatto che un certo linguaggio ha sulle altre persone è lo stesso che ha su noi stessi: cominciamo quindi dall’utilizzare nel nostro dialogo interno parole affermative, accoglienti, non giudicanti, di stima e di rispetto. La scelta delle parole che compongono pensieri e conversazioni è una nostra preziosa responsabilità.

Pensa a quanto potere abbiamo con le nostre parole, a quante “porte” possiamo aprire… e allora ripetiti “IO CREERÒ COME PARLO”:

Abracadabra!✨

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